3 febbraio 2018

SAN BIAGIO - 3 Febbraio




La “luce cenerina” della candelora oggi si illumina sulle nostre gole.


Il 3 febbraio è dedicato alla memoria di San Biagio: protettore dei cardatori, dei materassai, dei laringoiatri, dei suonatori di strumenti a fiato, degli animali e delle attività agricole e viene invocato anche  contro i dolori e le malattie della gola.

SAN BIAGIO

Poco si conosce della vita di San Biagio, notizie sul Santo si possono riscontrare nell’agiografia di Camillo Tutini, che raccolse numerose testimonianze tramandate oralmente.
San Biagio visse in Armenia (Asia Minore), tra il III e il IV secolo d.C. e morì decapitato nel 317.
Nato da una famiglia nobile e cresciuto come cristiano, divenne vescovo di  Sebaste, l’odierna città di Sivas, che al tempo di San Biagio era una provincia romana.
Esperto di medicina e uomo retto e probo, quando comincia la persecuzione dell’imperatore Licinio, prima larvata, poi sempre più violenta, fugge dalla città.
 Rifugiandosi in una grotta sui monti, seguita a svolgere in segreto la sua opera di vescovo al notevole afflusso di fedeli che si recava da lui per ricevere aiuto e consiglio.

antica icona russa (sec.XVI) raffigurante san Biagio


La leggenda narra inoltre che, mentre stava volontariamente recluso sui monti, gli animali selvatici andassero a visitarlo procurandogli addirittura il cibo necessario alla sopravvivenza.
San Biagio li ricambiava con amore e curandoli se malati o feriti.
Fu proprio la gran quantità di animali selvatici che sostava nei pressi del rifugio del Santo, ad attirare l’attenzione di due cacciatori in cerca di fiere da catturare per i combattimenti contro i cristiani nel circo.
Fu così scoperto e denunciato ai romani. 
 


 
Seguace di Gaspar de Crayer, Martirio di S. Biagio, XVII sec., collezione privata

Fu dunque imprigionato e, reo di non aver rinnegato la sua fede in Cristo, dopo una lunga flagellazione fu sospeso a un palo di legno dove, con pettini di ferro da cardatori, gli scorticarono la pelle e lacerarono le carni: da questo divenne il Santo protettore dei cardatori e dei materassai.
Dopo le torture fu gettato in fondo a un lago ma fu salvato da due angeli lo riportarono sano e salvo a riva e allora decisero di decapitarlo.

Crayer, Martirio di S. Biagio, XVII sec., chiesa St Martin, Zaventem


Il corpo di san Biagio fu sepolto nella cattedrale di Sebaste fino a quando, nel 732, parte dei suoi resti mortali, furono deposti in un'urna di marmo e imbarcati alla volta di Roma, insieme alle ossa di San Macario.
Secondo la tradizione, la nave proveniente da un porto orientale, si arenò a causa di una tempesta presso l'isolotto di S. Janni sulla costa di Maratea. Gli abitanti del luogo raggiunsero l'imbarcazione per portare soccorso all’equipaggio e trovarono le sacre reliquie conservate in un’urna marmorea.
Per custodire i sacri resti, i fedeli costruirono una basilica sull’alto di quel monte che ora conosciamo come monte San Biagio. 

 Monte  San Biagio – Maratea 

A Maratea, località lucana di cui il santo vescovo è ovviamente patrone, San Biagio è celebrato  nella II domenica di Maggio, data in cui   ricorre dell’arrivo per mare delle sue reliquie. Il santuario è famoso per il miracolo della manna, cioè un liquido di colore giallognolo, che trasuda da una sua statua e dalle pareti della cappella dove sono custodite le sue reliquie e che papa Pio IV, nel 1562, riconobbe come miracoloso. Nella Regia Cappella dedicata al santo, vi è anche una palla di ferro sparata dai cannoni francesi durante l'assedio del dicembre 1806, su cui sono ben visibili delle impronte che, secondo la tradizione, sarebbero quelle delle dita della mano destra con cui San Biagio fermò la palla, impedendole di esplodere.
Nel maggio 1941 una ricognizione canonica delle reliquie, accertò a Maratea la presenza di parte del cranio, del torace, di un braccio e del femore del santo armeno, ma un gran numero di località sparse vantano di possedere frammenti del corpo del santo, dovuto all'antica usanza di sezionare i corpi dei santi e distribuirne le parti per soddisfare le richieste dei fedeli.


Basilica di San Biagio – Maratea 


Il santo in questione fu reputato un taumaturgo ancora in vita, si racconta ad esempio che, con la sola parola, convinse un lupo a restituire il maiale che aveva predato ad una povera donna sola, cui il maialino teneva compagnia.

 
San Biagio e il miracolo del lupo – Pinacoteca di Siena
  
Il miracolo più famoso resta comunque quello della lisca di pesce.
Mentre era in carcere, dove non cessava l’afflusso di fedeli, si recò a trovarlo una donna disperata, in braccio il suo bambino che stava soffocando a causa di una spina di pesce che gli si era conficcata in gola. Biagio non si perse d'animo, fatto il segno della Croce sul bambino e rivolta al Signore una breve preghiera, prese un pezzo di pane e lo fece inghiottire al moribondo. La mollica portò con sé la lisca e il piccolo riprese a respirare normalmente.
 La donna per gratitudine gli donò dei ceri per illuminare il buio della sua cella. Per questo, san Biagio è invocato come patrono della gola e viene rappresentato con le insegne episcopali e con due ceri. In ricordo di questo episodio, il 3 febbraio, giorno della festa di San Biagio, si usa mangiare del pane benedetto e farsi benedire la gola toccandola con due candele incrociate.



Numerosi furono i miracoli attribuitigli anche dopo la morte.
 In Albania, a Durazzo nel monastero dedicato a San Biagio, durante la prima metà del XX secolo, secondo migliaia di testimoni vi sarebbe avvenuto il miracolo di una roccia dalla quale sgorgava olio con effetti curativi per i credenti. Tale monastero è tuttora meta di pellegrinaggio da parte di numerosi fedeli musulmani e cristiani.

Il monastero di San Biagio presso Durazzo, Albania

Non è chiaro invece come la storia di Biagio si leghi a Milano e al suo più rappresentativo dolce, il panettone, poiché il santo non vi era mai stato, eppure, addirittura, sulle guglie del Duomo una delle statue lo raffigura.
Una spiegazione potrebbe essere trovata in una storia che si tramanda di secolo in secolo: una donna milanese qualche giorno prima di Natale portò a un frate di nome Desiderio un panettone dentro un sacco affinché lo benedicesse. Il frate era però troppo indaffarato e quindi chiese alla donna di passare a riprenderlo tra qualche giorno.
Di giorni ne passarono tanti senza che la donna tornasse a ritirare il panettone benedetto e fra Desiderio, forse pensando che se ne fosse completamente dimenticata, iniziò a mangiarne un pezzetto per volta fino ad accorgersi che l’aveva finito proprio tutto. Il frate a questo punto si dispera e inizia a sperare in cuor suo che la donna non torni davvero più.
Così però non fu e la donna si ripresentò a reclamare il panettone il 3 di febbraio.

 Andrea Casella, Martirio di S. Biagio, 1662, chiesa di S. Rocco, Lugano

Il povero frate era in preda alla vergogna e mentre andava a prendere l’involucro vuoto, pronto a confessarle il suo peccato di gola, con grande meraviglia si accorse che il sacco non era per nulla vuoto, ma che anzi conteneva un panettone grosso il doppio di quello che la donna gli aveva lasciato.
 Lo strabiliato Fra Desiderio, non si sa il perché, non ebbe dubbi nell’attribuire il miracolo a San Biagio.
Il Natale dell'anno successivo molti milanesi portarono a Desiderio i loro panettoni da benedire, sperando di vederli moltiplicati.
Il miracolo però non si ripeté, quindi Desiderio si limitò a benedire tutti i panettoni, consigliando ai fedeli di lasciarne da parte un po’ da consumare il 3 febbraio, in sostituzione del pane benedetto. Negli anni l'usanza si radicò e anche se oggi non si usa più farli benedire, la mattina del 3 febbraio, a Milano si usa fare la prima colazione con il panettone, sperando serva a proteggere la gola dai malanni invernali e non solo.
 San Biagio fa parte dei quattordici cosiddetti santi ausiliatori, ossia, quei santi invocati per la guarigione di mali particolari.

Giovanni Francesco De Rosa detto Pacecco De Rosa, Martirio di S. Biagio, XVII sec..

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