15 dicembre 2013

NELSON MANDELA - INVICTUS



L'ADDIO A NELSON MANDELA 

Con novantacinque candele accese , tante quanti gli anni della sua vita, è stato dato l'ultimo commosso saluto a Nelson Mandela : il grande leader consegnato alla storia per il suo impegno contro ogni tipo d'ingiustizia razziale e aver contribuito in modo decisivo alla caduta dell' apartheid in Sudafrica.
Una lunga vita ben spesa e ricca di soddisfazioni la sua, nonostante ne abbia trascorso quasi un terzo rinchiuso nelle più spietate prigioni, dove i diritti umani sono in sostanza inesistenti.

Immani sofferenze, privazioni e umiliazioni, che avrebbero distrutto chiunque, ma che non hanno avuto il predominio su Nelson Mandela, anzi ne hanno addirittura rafforzato la tempra.


Nelson Mandela nacque a Mvezo (Sudafrica) il 18 luglio 1918 nella famiglia reale dei Thembu, una tribù di etnia Xhosa e il suo nome tribale Rolihlahla, ha un significato che si rivelerà quanto mai profetico volendo dire “piantagrane”.

In nome Nelson gli fu assegnato nella scuola coloniale britannica che frequentava, dall’insegnante che sceglieva nomi inglesi a caso per i ragazzini sudafricani, al posto di quelli impronunciabili della loro lingua.

Studente brillante e proficuo, furono presto chiari i suoi ideali di una società libera da ogni oppressione e mosso dalle sofferenze della sua gente oppressa da leggi sempre più ingiuste e intollerabili, fondò la Lega Giovanile dell’ANC (African National Congress), per difenderne i diritti.
Completati gli studi di legge con incrollabile determinazione, con l'inseparabile compagno di lotte Oliver Tambo avviò il primo studio legale per i neri che sarebbero rimasti altrimenti senza rappresentanza legale.
Mandela s’impegnò a condurre una campagna non violenta di disobbedienza civile, aiutando a organizzare scioperi, marce di protesta e manifestazioni, incoraggiando la gente a non piegarsi alle leggi discriminatorie e per questo fu arrestato varie volte.
La situazione degenerò soprattutto dopo la strage di Sharpeville quando, durante una manifestazione pacifica il 21 marzo 1960, la polizia sudafricana aprì il fuoco sulla folla dei dimostranti, uccidendo sessantanove persone e dichiarando fuorilegge L’ANC.


Sfuggito al massacro, Mandela è costretto a sacrificare la sua vita privata e professionale; entra in clandestinità e passa all’insurrezione armata, organizzando sabotaggi contro l'esercito del governo , pianificando la guerriglia e prodigandosi per raccogliere fondi anche all'estero.
Nel 1962 Mandela è arrestato e condannato a cinque anni di lavori forzati per alto tradimento, incitamento alla dissidenza e viaggi all’estero non autorizzati.
Mentre sconta la condanna, gli muovono nuove accuse di sabotaggio e mutano la pena in ergastolo.
Memorabile la sua lunga e appassionante arringa al processo di Rivonia che così concludeva :


“Ho nutrito l’ideale di una società libera e democratica, in cui tutte le persone vivono insieme in armonia… Questo è un ideale per cui vivo e che spero di realizzare. Ma se è necessario, è un’ideale per il quale sono pronto a morire”.


                         


Mandela ha trascorso in carcere ventisette anni, per la maggior parte in una delle prigioni più spietate che si possa immaginare: Robben Island, un piatto isolotto dell’Atlantico di fronte Città del Capo .
Un carcere tanto duro che ai prigionieri era permesso di scrivere e ricevere solo una lettera e una visita ogni sei mesi, rinchiusi in una cella tanto piccola che non era possibile neanche dormire completamente distesi.
I condannati erano costretti ai lavori forzati spaccando pietre o a lavorando nelle cave di calcare che sotto il sole diventavano di un bianco accecante. Non era consentito parlare e chi fischiettava, era punito. Come ulteriore umiliazione i prigionieri neri erano costretti ad indossare pantaloni corti, maglietta, casacca di tela e scarpe senza calzini,come se fossero dei ragazzini.
Mandela cominciò una nuova crociata per migliorare le disumane condizioni di prigionia dei detenuti, ottenendo tante piccole vittorie come i pantaloni lunghi per tutti, l’uguaglianza nei pasti e occhiali da sole da indossare nelle cave di calcaree.
Gli anni trascorrevano implacabili, ma Nelson Mandela non dimenticava la battaglia più importante e il mondo non si dimenticava di lui: anche segregato, è sempre lui il simbolo della lotta contro la segregazione razziale.
Nel 1976 finalmente l’Onu dichiara l’ apartheid crimine internazionale e lo inserisce nella lista dei crimini contro l'umanità.

               

Ci vollero altri lunghi anni, ma finalmente l’ 11 febbraio 1990, Mandela fu liberato e dopo tanti anni di silenzio si trova accolto da un’acclamante folla immensa che bastò a ricompensarlo di tutto.

Aveva già settantuno anni, la parte più lunga della sua vita dunque alle spalle e aveva perso tanti affetti nel frattempo, ma il suo spirito indomito aveva trionfato su ogni tipo di avversità e privazione e ora era pronto a ricominciare senza lasciare spazio al minimo risentimento, seguendo anzi la strada del perdono e cercando la riconciliazione con i suoi avversari politici, guidando il Sudafrica da primo presidente eletto dopo l'apartheid verso l’unione e la pace.


Premio Nobel per la pace nel 1993 ottenne numerosi e gratificanti altri riconoscimenti e onorificenze in tutto il mondo.
Nelson Mandela si ritira ufficialmente dalla vita pubblica nel 1999, per potersi finalmente dedicare agli affetti familiari, ma senza mai interrompere la sua straordinaria azione umanitaria fino a quando la sua immensa luce si spegne il 5 dicembre 2013 nella sua casa di Johannesburg.
 Le spoglie di Madiba (il soprannome derivante dal suo clan di appartenenza con cui veniva anche affettuosamente chiamato) sono custodite a Qunu suo villaggio natale,proprio come lui desiderava.



Durante le tremende tribolazioni in carcere, l'unica forma di "evasione" di Madiba era scrivere e leggere, scrisse difatti molti libri ,ma ciò che più lo aiutò a sottrarsi alle spire della disperazione lo trovò in una poesia scritta da William Ernest Henley (1849-1903), un poeta inglese che a 12 anni si ammalò di una grave forma di tubercolosi ossea ,ma nonostante tutto continuò gli studi diventando giornalista. La malattia lo costrinse all’amputazione di una gamba all’età di venticinque anni, ma Henley non si lasciò vincere neanche questa volta e riuscì a vivere altri trenta anni con una protesi.

Era anche seguendo questo esempio di coraggio e leggendo questi versi che Madiba ricaricava la sua forza interiore, versi che da adesso non dimenticheremo più neanche noi.
Pur non avendola scritta lui, è diventata la "sua "poesia ... Invictus è Nelson Mandela!



INVICTUS
(dal latino “non vinto, non sconfitto”) 

Dal profondo della notte che mi avvolge,
Buia come un pozzo che va da un polo all'altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per l'indomabile anima mia.

Nella feroce stretta delle circostanze
Non mi sono tirato indietro né ho gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo d'ira e di lacrime
Si profila il solo Orrore delle ombre,
E ancora la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza paura.

Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.

William Ernest Henley



"Ho percorso questo lungo cammino verso la libertà sforzandomi di non esitare, e ho fatto alcuni passi falsi lungo la via. Ma ho scoperto che dopo aver scalato una montagna ce ne sono sempre altre da scalare. Adesso mi sono fermato un istante per riposare, per volgere lo sguardo allo splendido panorama che mi circonda, per guardare la strada che ho percorso. Ma posso riposare solo qualche attimo, perché assieme alla libertà vengono le responsabilità, e io non oso trattenermi ancora: il mio lungo cammino non è ancora alla fine."

(da Il "lungo cammino verso la libertà" - N. Mandela )

Dopo tanto lottare, indomito difensore dei diritti umani, il tuo cammino è giunto al termine e puoi ora riposare con l’orgoglio e l'immortalità della gloria, certo di non aver vissuto invano!


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